L’Everest fonde

Articolo del 03 Marzo 2022

Everest: il ghiacciaio di “colle sud” nell’ultimo quarto di secolo ha perso 55 metri di spessore, e c’erano voluti quasi 2.000 anni perché si formassero. Quali sono le conseguenze?

Anche il ghiacciaio più alto dell’Everest sembra destinato a un rapido ritiro: lo dice uno studio pubblicato su Nature P.J. Climate and Atmospheric Science, condotto da un team internazionale di scienziati coordinato da Mariusz Potocki e Paul Mayewski del Climate Change Institute dell’Università del Maine. Che i sistemi dei ghiacciai di montagna stessero diminuendo di volume in tutto il mondo è cosa nota, eppure si sa relativamente poco su quelli alle più elevate altitudini, sopra i 5.000 metri.

Veduta del Monte Everest dalla valle di Gokyo, in Nepal.

Veduta del Monte Everest dalla valle di Gokyo, in Nepal

I risultati dello studio sono arrivati grazie a una campagna di ricerca da record sulla cima più alta del mondo. I ricercatori, accompagnati da un gran numero di alpinisti, hanno infatti installato due stazioni meteorologiche, a 7.945 e 8.430 metri: sono adesso le stazioni meteo alle maggiori altitudini sulla Terra. Inoltre, hanno estratto una carota di ghiaccio a 8.020 metri (alla più alta quota al mondo, per una carota di ghiaccio). Non solo: grazie al loro lavoro, sono state scoperte microplastice alla più elevata altitudine, ovvero a 8.440 metri. La densità rilevata era di 12 fibre per litro di neve.

 

Spedizione sull'Everest. La carota di ghiaccio è stata prelevata nel punto segnato con la freccia rossa sul ghiacciaio del Colle Sud (8.220 m). La stazione meteorologica posizionata a 8.430 m è invece segnalata dalla freccia gialla.

Spedizione sull’Everest. La carota di ghiaccio è stata prelevata a 8.220 metri sul ghiacciaio di Colle Sud (freccia rossa). Una delle stazione meteorologica è stata posizionata a 8.430 metri (freccia gialla)

CAMPANELLO D’ALLARME

«Questa ricerca conferma che anche le più alte vette del Pianeta sono state toccate dai cambiamenti climatici causati dall’uomo», sottolinea Paul Mayewski. I dati provenienti dallo studio della carota di ghiaccio (oltre che dalle fotografie satellitari e dalle stazioni meteorologiche) hanno permesso di valutare, per esempio, che in prossimità di Colle Sud, nell’ultimo quarto di secolo, i ghiacciai hanno perso circa 55 metri di spessore: 55 metri che hanno richiesto quasi 2.000 anni per formarsi. Stando ai dati, il fenomeno di assottigliamento dei ghiacci potrebbe essere stato innescato dai cambiamenti climatici già dagli Anni ’50, anche se dalla fine degli Anni ’90 ha subito una brusca accelerazione.

QUALI CONSEGUENZE?

Lo scioglimento e la sublimazione (il passaggio del ghiaccio da solido a vapore) sui ghiacciai più alti dell’Everest potrebbe avere un impatto a vari livelli. Si registrerà una progressiva perdita di capacità di stoccaggio dell’acqua per uso umano (agricoltura, energia idroelettrica…) e per l’ecosistema. Questo problema coinvolgerà i 250 milioni di persone che vivono vicino ai ghiacciai di montagna, ma anche gli oltre 1,6 miliardi che ricevono l’acqua dalle regioni montane.

«La velocità con cui i ghiacciai più alti stanno scomparendo condizionerà anche le spedizioni alpinistiche sull’Everest dei prossimi anni», spiega Mariusz Potocki: «gli alpinisti saranno costretti a scalare più su roccia che su ghiaccio, potenzialmente più difficile e pericolosa la salita. Pericolosa anche perché si potrà registrare un aumento delle valanghe.»

 

Fonte: Focus

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