Lotta all’antibiotico-resistenza: le misure per la gestione dei pazienti fragili
Articolo del 28 Dicembre 2020
I rappresentanti delle maggiori Società Scientifiche nell’ambito dell’infettivologia si sono radunate per lavorare ad un Documento di Consenso per il contrasto della resistenza antimicrobica nei pazienti fragili. Gli elementi chiave per proteggere i pazienti fragili, sono: diagnostica rapida, appropriatezza terapeutica dei nuovi antibiotici e necessità di task force multidisciplinari.
Rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea, l’Italia è quello con le percentuali più elevate di resistenza dei microbi ai farmaci (AMR, dall’inglese antimicrobial resistance), con un costo in vite umane pari a 10.000 persone ogni anno. Al fine di fronteggiare questa situazione allarmante, è stato stilato il Documento di Consenso “Azioni condivise per il contrasto all’AMR nel paziente fragile”, frutto del tavolo di confronto multi-disciplinare cui hanno preso parte i rappresentanti delle maggiori Società Scientifiche nell’ambito dell’infettivologia.
Il Documento è stato redatto con il contributo del Gruppo italiano per la stewardship antimicrobica (GISA), la Società Italiana di Terapia Antinfettiva (SITA), la Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT) – nonché la Società Italiana di Microbiologia (SIM), la Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva (SIAARTI), la Società Italiana di Farmacia Ospedaliera e dei Servizi Farmaceutici (SIFO) e la Società Italiana di Leadership e Management in Medicina (SIMM), con il supporto incondizionato di Shionogi Italia.
Le barriere all’accesso dei nuovi antimicrobici
“Il Covid-19 ha fatto sì che i malati più fragili andassero incontro a complicanze infettive molto gravi causate dai microrganismi resistenti agli antibiotici”, commenta Francesco Menichetti, Presidente GISA e Professore di Malattie Infettive presso l’Università di Pisa. “Poiché i malati sono sempre più esposti a questo rischio e il medico dispone di sempre meno elementi per contrastare queste gravi infezioni, le società scientifiche hanno sentito la necessità di lanciare un nuovo grido di allarme anche nell’ambito del piano nazionale di contenimento dell’antibiotico resistenza”.
Uno dei punti fondamentali, secondo Menichetti, consiste nel fatto che, nonostante vi siano oggi nuove opportunità terapeutiche che permetterebbero di salvare molte vite, si riscontrano ancora molte barriere all’accesso e nessuno dei nuovi antimicrobici per germi resistenti ha ricevuto l’innovatività. “I nuovi antibiotici sono regolati dalla scheda AIFA che ne delimita l’utilizzo a specialisti e ad ambiti registrativi”, spiega il Professore. Questa è una regola razionale, “ma espone i malati più fragili al rischio di non poter essere trattati da queste nuove molecole che possono essere salvavita”. Secondo le società scientifiche questo “è un ostacolo che va rimosso”, chiedono pertanto, nel documento, di rivedere questo “collo di bottiglia”.
Marcello Pani, Segretario Nazionale SIFO, conferma che “sarebbe molto importante avere un accesso rapido alle nuove terapie antimicrobiche”. Bisognerebbe quindi privilegiare la necessità dei nuovi farmaci e favorirne un accesso precoce.
Dal documento emerge che gli elementi chiave da acquisire per proteggere i pazienti fragili, sono: rapidità, accuratezza della diagnosi, appropriatezza terapeutica dei nuovi antibiotici e necessità di task force multidisciplinari.
È cruciale promuovere un’evoluzione della diagnostica con nuovi strumenti e tecnologie di ‘fast microbiology’, utili ad acquisire in tempi estremamente brevi tutte le informazioni necessarie per l’identificazione del patogeno e del profilo di sensibilità o di resistenza ai farmaci, nonché per l’utilizzo di molecole antimicrobiche innovative.
“La fast microbiology svolge un ruolo fondamentale per dare risposte rapide che possano inserirsi nei processi di stewardship, quindi laddove si debba trovare l’antibiotico giusto nel più breve tempo possibile”, sottolinea in un’intervista Stefania Stefani, Professore ordinario di microbiologia presso l’Università degli Studi di Catania e Presidente della Società Italiana di Microbiologia (SIM). La SIM è stata coinvolta nella stesura del documento per “valutare in quali punti i microbiologi clinici possono dare un contributo”. Quindi nei punti cardine della sorveglianza, della fast microbiologi e nel testare nuovi antibiotici innovativi.
“Per ottenere rapidità e accuratezza”, aggiunge Stefani, “è necessario investire nuove risorse per il potenziamento della diagnostica microbiologica negli Ospedali, non solo in termini di strumentazione e tecnologia, ma anche di risorse umane altamente specializzate. E, non da ultimo, è fondamentale fare rete sia in termini di collaborazione all’interno dei team di stewardship delle singole strutture sanitarie, sia in termini di attività di diagnostica e di sorveglianza microbiologica tra centri ospedalieri a tutti i livelli, sia localmente, che nell’ambito regionale e nazionale”.
“Bisogna investire in studi e ricerche”
Emerge quindi l’importanza di stanziare risorse economiche dedicate per diffondere una migliore cultura della stewardship antimicrobica che includa l’ottimizzazione dell’appropriatezza prescrittiva degli antibiotici, azioni di prevenzione delle infezioni, adozione di strategie di controllo e sorveglianza microbiologica in ambito ospedaliero e sostegno ad approcci integrati e multidisciplinari che mettano a sistema le competenze delle diverse figure professionali.
Occorre “un utilizzo congruo, intelligente e pragmatico della diagnostica rapida. Se investissimo, senza pensare alla spesa, in risorse che permettano un accesso agli antibiotici modulato dalla diagnostica, avremmo sul medio lungo termine sicuramente maggiori risultati positivi” – commenta l’On. Roberto Novelli, Deputato di Forza Italia. Ricordando il dato precedentemente citato, dei 10.000 decessi l’anno causati dalla resistenza antimicrobica, l’Onorevole aggiunge: “risulta evidente che se noi vogliamo andare nella direzione doverosa, etica, di salvare le vite umane, abbiamo anche bisogno di farmaci che siano in grado di combattere i patogeni resistenti agli antibiotici tradizionali”. E conclude: “bisogna investire in studi, in ricerca, occorre che lo Stato intervenga anche consentendo delle detrazioni” alle aziende, per esempio.
Entro la fine anno è atteso l’aggiornamento del piano antibiotico-resistenza (PNCAR), a cui faceva riferimento il Professor Menichetti. È importante notare che la coesione e l’impegno dei rappresentanti istituzionali sul tema dell’AMR fin ora è stata trasversale ai diversi schieramenti e ha portato alla presentazione di risoluzioni parlamentari mirate, al fine di unire gli sforzi affinché sia possibile includere le risorse necessarie per contrastare l’AMR anche nella prossima Legge di Bilancio.