Mano sinistra dominante? Ci sono più connessioni tra emisferi cerebrali
Articolo del 07 Gennaio 2021
È mancina una persona su dieci, con vantaggi e svantaggi: aiuta, per esempio, nel recupero dopo un ictus e pare associata a un minor rischio di Parkinson. Ma espone a maggior rischio d’incidenti, visto che usa oggetti progettati per destrimani.
Di fronte a un coltello per il pesce esitano, se scrivono con una penna stilografica si macchiano fino al gomito di inchiostro, ci mettono un po’ prima di capire da che parte agganciare un apriscatole perché funzioni. Per i mancini la vita quotidiana non è semplice: fino a non molto tempo fa, quando hanno cominciato a diffondersi gli oggetti pensati per essere usati con la sinistra, anche tagliare una stoffa con un paio di forbici poteva diventare un calvario. Essere mancini però non è solo una stranezza (usa prevalentemente la sinistra appena una persona su dieci), ma una caratteristica che si associa ad altre peculiarità: una ricerca recente, pubblicata sul British Medical Journal, indica per esempio che i geni connessi al mancinismo sarebbero correlati a una riduzione del rischio di Parkinson. Ipotesi tutte da verificare, sebbene lo studio abbia coinvolto 400mila persone di cui 38mila mancini; per di più, la stessa indagine ha puntualizzato al contrario una predisposizione alla schizofrenia non proprio tranquillizzante.
L’organizzazione del cervello
D’altro canto i mancini sembrano avere qualche vantaggio: pare assodata per esempio una maggior capacità di recupero da ictus e traumi cerebrali, così come una spiccata creatività: «Artisti, scienziati, inventori, imprenditori prediligono più spesso la sinistra di quanto non facciano persone con professioni che richiedono meno fantasia e idee», spiega Antonio Preti, docente di psichiatria del Dipartimento di Neuroscienze dell’università di Torino e autore di numerosi studi sul mancinismo. «L’ipotesi è che dipenda dall’organizzazione del cervello mancino, che potrebbe regalare un accesso privilegiato ad aree cerebrali di elaborazione non convenzionale». Negli anni ’80 per esempio si è scoperto che il corpo calloso, «l’autostrada» di fibre nervose che collega i due emisferi, è più ampio nei mancini e questo, oltre a rendere più creativi, pare possa regalare connessioni più veloci fra gli emisferi e quindi una memoria e un’oratoria migliori, con un vocabolario più ampio e sofisticato, e un’elaborazione dei pensieri più rapida. I mancini insomma grazie a interconnessioni più numerose userebbero il cervello in maniera più globale, con meno suddivisioni funzionali fra i due emisferi, e questo li aiuterebbe sia in caso di problemi come l’ictus, per un recupero più rapido, sia nell’attività cognitiva. In più, secondo alcune teorie, anche la diversa esperienza della vita quotidiana in un mondo disegnato per i destri potrebbe portarli ad aguzzare l’ingegno e affinare capacità di adattamento che poi si traducono in maggior creatività e intelligenza. Alcuni studi hanno infatti registrato una proporzione di mancini più alta fra i bambini con un quoziente intellettivo supe- riore a 131 (la media è attorno a 100) e una ricerca del National Bureau of Economic Research statunitense ha indicato che chi privilegia la mano sinistra ha una busta paga dal 4 al 15 per cento più ricca dei destrimani. «Anche tra pittori e musicisti abbiamo osservato una maggiore prevalenza di mancinismo, ma nel caso dei musicisti per esempio non sembra dipendere dall’addestramento musicale: un pianista o un violoncellista deve usare con destrezza entrambe le mani», osserva Preti. «Potrebbe dipendere da un’asimmetria del planum temporale, un’area piatta sul lobo temporale del cervello coinvolta nelle attività musicali e più sviluppata nei mancini. È stato indicato poi un vantaggio dei mancini nella matematica, mentre i destrimani totali sarebbero meno capaci; tuttavia sembra che contino anche sesso, età e tipo di prova, per cui non ci sono certezze assolute. Invece non ha conferme solide la faccenda dell’emisfero destro creativo e artistico (che quindi, controllando la mano sinistra, anche solo per questo renderebbe i mancini più bravi con pennelli, note e così via, ndr) e di quello sinistro logico e scientifico: il cervello è un sistema molto complesso e sappiamo poco su come funziona, a prescindere dalla mano che ci fa usare».
Discriminati in passato
Di certezze ne esistono poche, ma va sottolineato che il mancinismo pare associato non solo a doti intellettuali di rilievo, ma anche a una maggior frequenza di problemi come disturbi del sonno, schizofrenia, come già accennato, depressione, autismo, dislessia: di nuovo non c’è una relazione provata di causa-effetto, ma la correlazione esiste. La conferma un ampio studio pubbli- cato lo scorso settembre su Nature Human Behaviour, che ha documentato su quasi due milioni di persone un’associazione genetica fra mancinismo e probabilità di ricevere la diagnosi di schizofrenia e disturbo bipolare. Il mancinismo andrebbe insomma considerato come una specie di «deviazione dalla norma» che a volte prende connotati positivi, a volte invece si associa a guai. Preti, per esempio, ha dimostrato su mille adulti che i mancini provano più spesso sostanze illecite come l’ecstasy o l’eroina e ci sono studi che suggeriscono un’aspettativa di vita più bassa: solo pochi mesi di differenza, secondo alcuni imputabili a una maggior frequenza di incidenti con utensili pensati per destrimani, oppure al fatto che il mancinismo almeno in alcuni casi parrebbe dipendere da stress patiti in utero o alla nascita che poi si tradurrebbero in un sistema immunitario meno efficiente. «Non ci sono prove certe però», specifica Preti. «Il principale costo certo dell’essere mancini oggi è vivere in un mondo a misura di destrimani. In passato invece i mancini sono stati apertamente discriminati e spesso forzati ad apprendere l’uso della destra nelle attività quotidiane. La correzione nell’infanzia o nella prima fanciullezza peraltro non è senza conseguenze: vari studi hanno descritto nei mancini corretti un aumento di balbuzie e tartagliamento oltre che della goffaggine motoria, probabilmente come conseguenza delle istruzioni anomale trasmesse al cervello e del conflitto tra motilità spontanea e quella appresa. Le conseguenze funzionali tuttavia sono possibili, ma non obbligatorie: moltissimi mancini corretti hanno carriere e vite personali soddisfacenti e serene». Del resto, era un mancino corretto perfino Albert Einstein.
Fonte: Corriere della Sera