Nanoplastiche nel cervello: una minaccia invisibile per la salute umana

Articolo del 05 Marzo 2025
Le nanoplastiche, minuscoli frammenti di plastica con dimensioni inferiori a un millesimo di millimetro, sono ormai onnipresenti nel nostro ambiente, contaminando aria, acqua e suolo. Recenti studi hanno evidenziato la loro capacità di penetrare nel corpo umano e accumularsi in organi vitali, incluso il cervello, sollevando preoccupazioni riguardo alle possibili implicazioni per la salute.
Accumulo di nanoplastiche nel cervello umano
Uno studio pubblicato su Nature Medicine ha analizzato campioni di cervello umano prelevati tra il 1997 e il 2024, rilevando un incremento significativo delle concentrazioni di micro e nanoplastiche. I campioni più recenti presentavano livelli di contaminazione superiori fino al 50% rispetto a quelli più datati. In alcuni casi, la quantità di plastica accumulata nel cervello era equivalente a un terzo di una bottiglia di plastica da 1,5 litri, rappresentando circa lo 0,5% del peso cerebrale totale.
Vie di ingresso delle nanoplastiche nel cervello
Le nanoplastiche possono entrare nel corpo umano attraverso diverse vie: inalazione, ingestione e persino attraverso la pelle. Uno studio coordinato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) italiano ha dimostrato che l’inalazione di nanoplastiche può portare alla loro penetrazione nel cervello, con conseguente compromissione delle capacità olfattive. Questo suggerisce che le particelle inalate possono attraversare la barriera ematoencefalica, una struttura che normalmente protegge il cervello da sostanze nocive presenti nel sangue.
Possibili implicazioni per la salute
La presenza di nanoplastiche nel cervello è motivo di preoccupazione per la comunità scientifica. Sebbene siano necessarie ulteriori ricerche per comprendere appieno gli effetti di queste particelle sulla salute umana, alcuni studi preliminari suggeriscono una possibile correlazione tra l’accumulo di nanoplastiche nel cervello e l’insorgenza di malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer e il Parkinson. Inoltre, l’infiammazione e lo stress ossidativo indotti dalla presenza di queste particelle potrebbero contribuire al deterioramento delle funzioni cognitive.
Conclusioni
L’accumulo di nanoplastiche nel cervello umano rappresenta una nuova sfida per la salute pubblica. La diffusione sempre maggiore di queste particelle nell’ambiente e la loro capacità di penetrare negli organi vitali sottolineano l’urgenza di approfondire le ricerche in questo campo. È fondamentale adottare misure preventive per ridurre l’esposizione alle nanoplastiche e valutare le possibili conseguenze a lungo termine sulla salute umana.
Per approfondimenti: REPUBBLICA