Occhio ai detergenti
Articolo del 24 Settembre 2021
Comportamenti errati aumentano il rischio di infortunio nelle abitazioni. L’Istat nel 2019 ha quantificato in 3,2 milioni gli incidenti domestici, che colpiscono maggiormente donne, anziani e bambini sotto i cinque anni. Il Ministero della salute ha classificato i più comuni, tra cui le cadute, le ferite da taglio, le ustioni e quelli causati dal contatto o dall’inalazione di detergenti e detersivi per la pulizia della casa, più frequenti di quanto si possa immaginare e dovuti all’incauta miscelazione. “Non si deve mai mescolare la candeggina con l’ammoniaca. L’ipoclorito presente nella prima reagisce con la seconda, sprigionando gas tossici chiamati clorammine, che possono provocare tosse, mancanza di respiro e lacrimazione per l’irritazione al naso, alla gola e agli occhi, fino alla polmonite e al versamento di liquido nei polmoni”, spiega Pietro Calandra dell’Istituto per lo studio dei materiali nanostrutturati (Ismn) del Cnr. “Lo stesso pericolo si corre con la miscelazione tra candeggina e acido cloridrico o muriatico. Ma anche con l’aceto, che contiene acido acetico, che provoca la formazione di cloro gassoso, fortemente irritante. Questi sono solo alcuni esempi dei pericoli che si incontrano quando si mescolano più prodotti per accentuarne il potere ‘pulente’, un principio sbagliato scientificamente”.
Unire prodotti diversi non porta cioè alla semplice somma dei loro effetti. “Due agenti chimici possono dare effetti inaspettati: neutralizzarsi a vicenda o perdere l’effetto che ci si aspetta dai singoli costituenti”, precisa l’esperto. “Spesso si usano prodotti comuni, ma efficaci per la pulizia domestica, seguendo i ‘consigli della nonna’, come l’uso il bicarbonato per lucidare le padelle. Il bicarbonato è abrasivo e rimuove lo strato superficiale di sporco e di ossidi, rendendo la superficie pulita e lucida. E l’uso dell’aceto per smacchiare i tappeti? Merito della idrolisi dei grassi a catalisi acida. Questi antichi rimedi hanno un fondamento scientifico ma vengono spesso snobbati per dare preferenza all’uso di prodotti industriali. Anche in questo caso però mescolare neutralizza l’effetto: l’effervescenza è il segnale della neutralizzazione dell’effetto acido dell’aceto e di quello leggermente lisciviante del bicarbonato. Il prodotto è una semplice schiuma di anidride carbonica. La reciproca neutralizzazione avviene in generale nella miscelazione di componenti acidi (aceto, acido cloridrico, acido solforico in genere usato come potente disgorgante) e basici come l’ammoniaca o il bicarbonato. La miscelazione di acido cloridrico e ammoniaca produce inoltre dei fumi di cloruro d’ammonio, biancastri e affascinanti ma da evitare perché irritanti. In altri casi la miscelazione di prodotti diversi può portare a conseguenze ben peggiori”.
Le etichette dei detergenti vanno pertanto lette con attenzione prima dell’uso. “Inoltre non vanno riutilizzati i contenitori esausti di questi prodotti ed è sempre buona norma è anche arieggiare i locali durante le operazioni di pulizia, in particolare nel caso dell’alcool e degli spray che contengono solventi. Facciamo insomma attenzione al cosiddetto inquinamento indoor”, aggiunge Calandra.
La difficoltà a educare alla cautela nell’utilizzo dei prodotti per la detersione della casa è anche conseguenza della scarsa alfabetizzazione scientifica, in particolare alla chimica, disciplina che da sempre soffre il pregiudizio di essere considerata particolarmente ostica. “È fondamentale progettare e proporre percorsi mirati alla familiarizzazione con quello che accade nel mondo microscopico, fin da piccoli, con esperienze rivolte alle scuole, ma soprattutto a un pubblico generico” sostiene Michela Alfé dell’Istituto di scienze e tecnologia per l’energia e la mobilità sostenibili (Stems) del Cnr. “Questo è lo spirito dei percorsi della ‘Chimica del quotidiano’, progettati con science center quali Città della scienza e proposti in varie occasioni di divulgazione con l’obiettivo di acquisire una maggiore consapevolezza della realtà ‘molecolare’, in particolare nel caso dell’uso dei prodotti per la cura della persona e della casa. Il fulcro della tecnica di sensibilizzazione consiste nel rendere evidente ciò che non lo è, ma che è potenzialmente pericoloso, come la liberazione delle sopracitate clorammine o del cloro, gas trasparenti e invisibili che vengono prodotti nel tentativo di creare un fantomatico ‘super detergente’. Ad esempio, un modo spettacolare e di grande impatto per quantificare la presenza di cloro a seguito del miscelamento di liquidi a base di ipoclorito (candeggina, disinfettanti per alimenti…) e acidi o basi, è quello di aggiungere ioduro di potassio alla miscela apparentemente innocua, dalla quale si leva una sottile e quasi rassicurante effervescenza. L’aggiunta di ioduro di potassio colora immediatamente la miscela di marrone. L’intensità del colore, dovuto allo iodio che si è prodotto reagendo con il pericoloso cloro, responsabile della effervescenza, dà una drammatica e immediata consapevolezza del contenuto della miscela: un’esperienza che resta fortemente impressa in chi osserva”.
Va comunque tenuto sempre presente che ciò non si vede non necessariamente non esiste. “Per averne consapevolezza è fondamentale diminuire la distanza percepita tra le pratiche del quotidiano e la chimica” conclude Alfé. “Un bicchiere pieno di liquido trasparente non è necessariamente pieno di acqua innocua. La chimica invita alla sperimentazione controllata, ma soprattutto a farsi domande prima di agire quando si dialoga e si interagisce con la complessa materia che ci circonda”.
Fonte: Almanacco della Scienza