Onde elettromagnetiche contro l’aviaria: una nuova arma contro il virus H5N1

Articolo del 03 Marzo 2025

Recentemente, la rivista Nature Scientific Reports ha pubblicato uno studio innovativo che dimostra l’efficacia delle onde elettromagnetiche nell’inattivare il virus dell’influenza aviaria A(H5N1). Questo virus, noto per la sua alta patogenicità, rappresenta una seria minaccia sia per la salute pubblica che per l’industria avicola.

Dettagli dello studio

Il team di ricerca di ELT Group, in collaborazione con esperti come il professor Silvio Brusaferro dell’Università di Udine, il professor Gaetano P. Privitera dell’Università di Pisa e il professor Alberto Sangiovanni Vincentelli dell’Università della California, Berkeley, ha condotto esperimenti esponendo particelle virali aerosolizzate del virus A(H5N1) a onde elettromagnetiche con specifici parametri di frequenza, tempo di esposizione e intensità del campo elettrico. I risultati hanno mostrato una riduzione del 94% della carica infettiva del virus.

Questo approccio era già stato testato con successo su altri virus respiratori, tra cui SARS-CoV-2, H1N1 e RSV, ottenendo una riduzione della carica infettiva superiore al 90%.

Implicazioni pratiche

I risultati dello studio aprono la strada a possibili applicazioni in ambienti ad alto rischio, come gli allevamenti avicoli, dove il controllo della trasmissione aerea del virus è fondamentale. L’adozione di questa tecnologia potrebbe non solo ridurre il contagio tra gli animali, ma anche diminuire il rischio di “spillover”, ovvero il salto di specie del virus dall’animale all’uomo.

La tecnologia e4shield, sviluppata da ELT Group, rappresenta un’innovazione cruciale per la tutela della salute pubblica, offrendo una soluzione efficace per l’inattivazione dei virus respiratori presenti nell’aria attraverso l’uso di onde elettromagnetiche.

Conclusioni

L’utilizzo delle onde elettromagnetiche per inattivare il virus dell’influenza aviaria A(H5N1) rappresenta una promettente strategia per il controllo e la prevenzione delle infezioni virali negli allevamenti e, potenzialmente, anche in altri contesti ad alto rischio. Ulteriori ricerche e sviluppi tecnologici potrebbero ampliare l’applicazione di questa metodologia, contribuendo significativamente alla tutela della salute pubblica e animale.

Per approfondimenti: REPUBBLICA

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