Perché è importante preservare l’equilibrio del nostro microbiota intestinale?
Articolo del 09 Luglio 2022
Una buona risposta immunitaria parte senz’altro da un buon microbiota intestinale ricco e vario. Dalla composizione intestinale può dipendere il nostro stato di salute (eubiosi) oppure di malattia (disbiosi). È importante preservare l’equilibrio del microbiota. Inoltre se i nostri batteri desiderano avere un determinato tipo di nutrimento sono in grado di indurre al nostro cervello, attraverso la produzione di neurotrasmettitori, la ricerca specifica di determinati alimenti. Per esempio, un gruppo di batteri che si nutre di amidi cercherà di indurre il nostro cervello a richiedere l’assunzione di amidi; quindi è chiaro come uno squilibrio disbiotico possa diventare pericoloso perché potrebbe indurre l’intero organismo ad assumere determinati cibi piuttosto che altri, favorendo cosi lo sviluppo delle food sensitivities.
Per favorire uno stato eubiotico del nostro intestino è indispensabile introdurre una buona quantità di fibra insolubile come quella presente principalmente nei cereali integrali, nei legumi e nella frutta a guscio, che nutre alcuni batteri in grado di costruire acidi grassi a catena corta (acido butirrico, acido propionico, acido acetico) che indurranno risposte allo sviluppo di altre specie batteriche, col risultato di una maggiore varietà di microrganismi nel nostro intestino che ci aiuteranno a essere meno infiammati, più magri e anche con una buona connessione nell’ asse intestino/cervello. Da alcuni studi recenti è emerso che gli acidi grassi a catena corta hanno una funzione importante anche sulle nostre emozioni e pensieri.
Ecco perché mantenere un microbiota intestinale vario è importantissimo.
Cosa altera il microbiota?
Molte problematiche di tipo allergico sono dovute anche all’assunzione di antibiotici che, abbattendo gran parte dei microbi intestinali, depauperano il nostro microbiota e le risposte difensive, indebolendo l’organismo che sarà più vulnerabile all’attacco dei patogeni e potrebbe dar loro la possibilità di instaurarsi e replicarsi con maggiore facilità. La percentuale di bambini colpiti dalle allergie è significativa e si attesta intorno al 40/45%, quindi molto più che negli adulti, come emerso da alcuni studi condotti da Adnan Custovic, immunologo di fama mondiale, secondo cui i bambini asmatici avevano ricevuto trattamenti antibiotici frequenti nei loro primi anni di vita. Un’altra aggravante allergica è l’utilizzo spesso ingiustificato degli inibitori di pompa protonica (i cosidetti “gastroprotettori “) che peggiorano le reazioni allergiche perché bloccano la funzionalità delle cellule gastriche, impedendo la produzione di acido cloridrico. Quando con questi farmaci viene bloccata l’acidificazione i microrganismi potenzialmente nocivi per il nostro organismo (ma anche le proteine degli alimenti non smontate correttamente a causa della inattivazione della pepsina) passano liberamente nel duodeno scatenando una risposta molto violenta da parte dei linfociti presenti nelle placche di Peyer.
La teoria formulata dalla biologa americana Margie Profet, vede l’utilità della produzione delle immunoglobuline di tipo E come ultimo baluardo difensivo, specie per quanto riguarda le allergie respiratorie, che rappresentano un tentativo estremo da parte dell’organismo di eliminare gli allergeni come possibili intrusi o sostanze tossiche in quella determinata situazione attraverso tosse, asma, diarrea ecc.
Fonte: L’altra medicina