Perché il rame sta diventando il nuovo petrolio

Articolo del 25 Luglio 2021

Mentre i Grandi del Mondo riuniti a Napoli per il G20 discettano di un futuro rinnovabile, ecco i motivi per cui il rame, metallo dove passa tutta l’elettricità, potrebbe condizionare il futuro.
Benvenuti nell’età del rame, forse. Dopo l’età della pietra e quella del bronzo; dopo l’èra del legno e del ferro durata un paio di migliaia d’anni; dopo un paio di secoli con l’età del carbone e dell’acciaio; dopo l’età del petrolio e della plastica volata in qualche decennio, e quella velocissima del silicio dell’informatica e dell’energia fotovoltaica, pare il momento della nuova transizione. Nessuna di queste ere tecnologiche era finita perché mancava la materia prima; semplicemente cambiava la tecnologia.
Mentre i Grandi del Mondo riuniti a Napoli per il G20 discettano di un futuro rinnovabile, di emissioni, di idrogeno verde e blu, di elettrificazione a passo bersagliero, forse la materia prima che potrebbe condizionare la transizione energetica sarà quel metallo portentoso e onnipossente attraverso cui passa tutta l’elettricità del mondo, in cui si snodano
tutti i segnali elettrici ed elettronici, mediante il quale vorticano gli avvolgimenti dei motori elettrici. Senza rame, si ferma tutto il resto; chi controlla il rame, controlla il resto.
Sono questi alcuni dei grandi temi di politica industriale, di investimenti tecnologici e di scelte economiche sottese alla locuzione abusata «salviamo il pianeta», al cambiamento climatico e del suo contrasto.

La rotta polare

Tutti i Paesi dichiarano impegno alla difesa del clima. Ma – dietro le dichiarazioni d’intenti -la Russia è in una condizione particolare. Non solamente perché è il principale fornitore di metano all’Europa e alla Cina. Il riscaldamento del clima potrebbe rendere mite e abitabile l’estensione più vasta del globo, la Siberia, rendendone coltivabile le estensioni senza limiti.
E poi c’è la rotta polare, oggi percorribile dalle navi nei soli mesi estivi dopo il passaggio delle rompighiaccio. Lo scioglimento dei ghiacci artici che suscita allarme piace molto ad alcuni perché una nave che viaggia dai porti cinesi fino a Rotterdam passando a nord della Siberia impiega dai 10 ai 15 giorni in meno rispetto all’attuale rotta nell’Oceano Indiano.

Dal petrolio al rame

L’elettrificazione del mondo è vincolata alla disponibilità di rame, scrive Giovanni Brussato sulla rivista l’Astrolabio («Le cose che non ti ho detto»). E senza rame a basso prezzo per i 786 milioni di persone che secondo l’Aie oggi non hanno accesso all’elettricità – 600 milioni in Africa – potrebbero essere velleitarie le politiche internazionali di elettrificazione ecologica di massa.
L’auto elettrica va a meraviglia a Vercelli o a Karslruhe ma, osserva Chicco Testa, è difficile immaginare decine di migliaia di auto a batteria in ricarica sulle incerte reti elettriche di Lagos o di Dacca, tormentate da cadute di corrente e oscillazioni di tensione.
Il rischio dell’elettrificazione a tappe forzate è lasciare senza corrente i poveri del mondo, riallargando quelle disuguaglianze che gli anni della globalizzazione avevano ristretto.
Di sicuro l’Agenzia internazionale dell’energia nel prezioso documento Net Zero by 2050 pubblicato in maggio, in cui viene delineato il percorso di decarbonizzazione, avverte che i redditi pro capite annui nelle economie dei Paesi produttori di petrolio e gas precipiteranno del 75%, da 1.800 a 450 dollari negli anni ’30. Facile immaginare milioni di africani ridotti alla fame e in migrazione alla ricerca di un futuro.

Il dilemma atomico

Mentre l’Italia aborre il nucleare e la Germania lo rifiuta con tale forza da preferigli il carbone, altri Paesi e altre economie si fanno avanti nella competizione atomica. L’energia nucleare avrà mille difetti, ma non quello di emettere CO2. L’elettricità atomica non produce manco un fil di fumo.
I casi più recenti sono la Slovenia, che vuole raddoppiare la centrale atomica di Krško con un reattore di tecnologia francese Epr, e l’Egitto, con quattro grandi reattori russi Vver ad acqua pressurizzata. Altrove piace la tecnologia Toshiba-Westinghouse.
La gara si gioca soprattutto tra i russi, la cui Rosatom sta conquistando commesse in mezzo mondo, e i francesi in prima persona attraverso la Framatome o attraverso la versione cinese dell’Epr, il Cpr.

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