Quando il mare ci può curare. Molecole bioattive terapeutiche direttamente dal mare grazie al laboratorio europeo EMBRC
Articolo del 19 Gennaio 2021
Affacciato sul mare di Napoli c’è un istituto che ospita una vera e propria eccellenza a livello italiano e mondiale in ambito marino. Stiamo parlando della Stazione Zoologica Anton Dohrn (SZN), che ha fatto del mare, degli oceani e dello studio della biodiversità la sua missione. Un istituto in crescita, che porta avanti progetti di respiro internazionale, in grado di avvicinare l’Italia all’Europa, di unire il Mare Nostrum ai mari del nord, ricordando la grande vocazione marittima dell’Europa. Un progetto ambizioso, in cui la SZN è coinvolta come coordinatore del nodo italiano, è la ERIC EMBRC (European Marine Biological Resource Centre), un’infrastruttura di ricerca distribuita, composta da stazioni di biologia marina e istituti di ricerca che hanno la loro sede in diversi paesi europei e non europei.
Tutte le stazioni marine sono collegate alla rete europea GÉANT attraverso le rispettive reti nazionali della ricerca che, grazie alla propria potenza, capillarità e sicurezza, permettono loro di operare come se fossero in un unico punto. In particolare EMBRC, attingendo dalla preziosa biodiversità degli ambienti marini, che è di gran lunga superiore a quella degli ambienti terrestri e in larghissima parte sconosciuta, ha come obiettivo principale quello di sviluppare le biotecnologie blu. Si tratta delle possibili applicazioni dei prodotti naturali marini in diversi settori, come quello biomedico e ambientale, dato che è stato rilevato che numerose molecole bioattive, anche ad azione antitumorale e antibiotica, possono essere estratte da organismi marini. Poiché nessun ente di ricerca e nessuna azienda farmaceutica ha le tecnologie, le infrastrutture e soprattutto il know–how per estrarre queste molecole bioattive, sarà il progetto a offrire le sue preziose risorse sotto forma di servizi. Il mare diventa dunque una miniera inesauribile per migliorare la vita di ogni giorno e EMBRC un prezioso anello di congiunzione tra la più pura anima della ricerca e il mondo delle imprese, in modo che tutta la società possa trarne il massimo beneficio. Ne abbiamo parlato con Marco Borra, Liaison Officer Italiano per EMBRC e direttore del dipartimento di Infrastrutture di ricerca per le risorse biologiche marine alla Stazione Zoologica Anton Dohrn.
Dott. Borra, correva l’anno 2014 quando ci aveva parlato per la prima volta di EMBRC. Cosa è accaduto da allora?
All’interno del progetto EMBRC, gli istituti del nodo italiano EMBRC-IT, che comprendono la nostra stazione, CNR (con gli istituti IAS, IRBIM e ISMAR), OGS e CoNISMa (Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Scienze del Mare) hanno istituito nel 2016 una Joint Research Unit (JRU), di cui siamo i coordinatori. Esserci organizzati in una JRU fra l’altro ci ha permesso di partecipare a un bando PON e di ottenere, come parte italiana dell’infrastruttura, un finanziamento da parte del MUR di oltre 17 milioni di euro, il più grosso finanziamento Italiano dato per il settore mare ad un’unica infrastruttura, che consoliderà tutta la comunità di EMBRC.
In particolare, 15 milioni di euro saranno dedicati ad acquisire infrastrutture, mentre i restanti 2 milioni potenzieranno il capitale umano. Il miglioramento infrastrutturale porterà ad un importante aumento di capacità di ricerca e di attrazione di fondi e di conseguenza di competitività a livello europeo e sarà eterogeneo, in quanto riguarderà sia strumentazioni di ultima generazione, che vere e proprie infrastrutture, quali piattaforme tecnologiche e navi oceanografiche. La JRU del 2016 sarà rinnovata nel corso del 2020 e vedrà forse l’ingresso di nuovi soggetti.
Ci aveva accennato che EMBRC offrirà le sue risorse sotto forma di servizi. Che tipo di servizi offrirete esattamente?
Come EMBRC Italia, abbiamo deciso quali saranno e i loro standard qualitativi. Le faccio un esempio concreto. A Ischia è presente un ecosistema molto particolare per la presenza di fumarole, che si formano in seguito all’emissione di CO2 dal fondo del mare e che acidificano l’ambiente. Si crea quindi un interessante ecosistema naturale che realizza in un areale molto ristretto un gradiente di acidificazione che permette di studiare il suo effetto sugli organismi marini e l’impatto in termini di cambiamenti climatici. Uno dei servizi che offriamo è proprio l’accesso all’ecosistema marino in maniera controllata e qualificata a chi vuole fare ricerca in questo sito e su vari temi, quale quello dei cambiamenti climatici. Nello specifico, l’accesso presuppone la disponibilità di un adeguato mezzo di trasporto, di appositi permessi, di un’attrezzatura di diving e del know-how: noi offriamo tutto questo, ma non solo. Possiamo anche garantire accesso a diverse piattaforme tecnologiche per consentire analisi di vario tipo, come ad esempio analisi al microscopio o sul DNA, o ancora alla nostra e-infrastructure per l’analisi dei dati tramite le risorse di calcolo che mettiamo a disposizione. Altre categorie di risorse a disposizione sono quelle biologiche (biobanche, organismi marini, colture, campionamenti su richiesta), accesso agli ecosistemi (battelli, diving, ROV), facility sperimentali (acquari e mesocosmi, laboratori, celle climatiche, esperimenti in campo), piattaforme tecnologiche (acquacoltura, microscopia, biologia molecolare, sensoristica e telemetria, analisi chimiche e strutturali), training, infrastrutture informatiche (bioinformatica, gestione dati, sistemi di calcolo avanzato per l’analisi dei dati, database), infrastrutture di supporto (conference e training center, guest house), consulenza specializzata. Pur non avendo il progetto una vocazione commerciale, l’idea che c’è dietro è che possa camminare da solo e si possa autosostenere grazie alla vendita dei servizi anche ai privati. Entro fine anno ne identificheremo i costi per renderli omogenei tra tutti gli enti di ricerca e passare quindi a deciderne i prezzi.
Che ricadute ha avuto il progetto sul territorio?
Importantissime ricadute, solo a titolo di esempio tutta l’attività legata a EMBRC e il know-how sviluppato sono stati determinanti per l’apertura nella nostra Stazione Zoologica di un nuovo dipartimento che si occupa di biotecnologie marine. Si affiancherà ai tre dipartimenti che si occupano di ricerca e di infrastrutture e prevede l’assunzione di circa 20 persone a tempo indeterminato.
Abbiamo inoltre aperto altre due sedi territoriali della Stazione Zoologica in Sicilia, a Messina e Palermo, una in Calabria e un’altra a Fano, che si aggiungono a quella istituzionale di Napoli e alle altre di Ischia, Portici e Bagnoli. Tutto questo andrà ad arricchire ulteriormente il patrimonio di conoscenza della biodiversità che caratterizza i nostri mari e favorirà il trasferimento tecnologico, le collaborazioni e gli scambi all’interno della nostra comunità di ricerca, sia a livello italiano che internazionale.
Fonte: GARR NEWS