La Sanità in Italia. I servizi al cittadino e al paziente. Quali sono le figure chiave del SSN?
Articolo del 12 Ottobre 2020
Una volta compreso a livello macro il funzionamento del SSN, i principi costituzionali e linee guida operative che lo ispirano, diviene fondamentale mettere sotto la lente d’ingrandimento le figure e le strutture che lo rendono, nell’operativo, capillare sul territorio.
Il medico di base
La figura che in prima linea rappresenta il SSN, nonché il primo professionista a cui rivolgersi in caso di problemi di salute, è il proprio medico di assistenza primaria (chiamato anche medico di base o medico di famiglia). Si tratta quindi della prima figura deputata a prendersi cura dello stato di salute del cittadino oltre ad avere il compito di assisterlo, consigliarlo e guidarlo durante il percorso terapeutico all’interno delle strutture sanitarie.
Di fatto si tratta di un libero professionista che, in regime di convenzione con il SSN, è tenuto ad assicurare gratuitamente ai propri assistiti determinate prestazioni quali, ad esempio, visite mediche, prescrizioni di farmaci, richieste per visite specialistiche, proposte di ricovero, rilascio di alcuni certificati come quello di riammissione a scuola (dopo assenze per ragioni mediche) o il certificato di malattia per i lavoratori dipendenti. In alcuni casi, tuttavia, il medico può prestare servizi dietro compenso: con la premessa fondamentale che le tariffe devono essere esposte nell’ambulatorio medico, rientrano all’interno di questa eventualità i certificati di idoneità sportiva, i certificati di invalidità civile e tutte quelle prestazioni non previste dall’accordo collettivo nazionale dei medici di medicina generale. Non solo, l’attività del medico di base non è necessariamente gratuita:
- a discrezione, nel caso di specifiche prestazioni di particolare impegno professionale (ad esempio, applicazione di punti di sutura su ferite superficiali o rimozione di punti e altri tipi di medicazioni);
- nel caso di visite domiciliare non urgenti, non necessarie e indirizzate a pazienti trasportabili in ambulatorio. Al combinarsi di queste circostanze, il medico può dunque decidere di farsi pagare l’intervento. Sono poi generalmente a pagamento anche le visite domiciliari occasionali effettuate da un medico di base diverso dal proprio.
Quando si parla di salute è sempre bene rivolgersi a un professionista con il quale si possa instaurare un rapporto di fiducia, proprio per questo motivo, il cittadino è chiamato a esercitare un diritto fondamentale, cioè il diritto di scelta del medico. La scelta del medico di base è dunque libera e revocabile in qualsiasi momento: una volta individuato il proprio professionista di riferimento – per passaparola ad esempio oppure consultando fisicamente o via web (quando disponibili) gli elenchi dei medici convenzionati presenti negli uffici dei distretti sanitari di riferimento – per scegliere (o cambiare) il medico di base è pertanto sufficiente recarsi nel proprio distretto sanitario di residenza muniti di tutta la documentazione necessaria, vale a dire il libretto sanitario, la tessera sanitaria e un documento di riconoscimento.
Attenzione! Non appena effettuata la scelta del proprio medico, può essere utile contattarlo per verificare in via preliminare che possa accettare l’incarico: una causa frequente di mancata accettazione è ad esempio il sopraggiunto raggiungimento del numero massimo di pazienti che ciascun medico di base può accettare.
La continuità assistenziale
E quando l’ambulatorio del medico di famiglia è chiuso, a chi posso rivolgermi? In passato si chiamava Guardia medica quello oggi è stato rinominato Servizio di continuità assistenziale. Si tratta di un servizio medico che il SSN assicura (gratuitamente) per situazioni di salute per cui non è proprio possibile attendere l’apertura dell’ambulatorio del proprio medico o del pediatra, che esercitano la loro attività per non più di 5 giorni settimanali e comunque all’interno di fasce orarie predefinite.
Proprio per questa ragione, il servizio è di norma attivo di norma di notte e nei giorni festivi e prefestivi, con l’importante compito di offrite un punto di riferimento per tutti quei problemi sanitari non differibili, che non possono cioè attendere la riapertura della propria struttura ambulatoriale di riferimento ma che, al tempo stesso, non sembrano avere un carattere di urgenza o gravità tale da richiedere assistenza ospedaliera (misure di pronto soccorso). In particolare, il medico di continuità assistenziale svolge quindi una funzione integrativa-alternata rispetto al proprio medico di base quando si tratta di:
- effettuare visite domiciliari non differibili;
- prescrivere farmaci indicati per terapie non differibili, o necessari alla prosecuzione;
- della terapia la cui interruzione potrebbe aggravare le condizioni della persona;
- rilasciare certificati di malattia in casi di stretta necessità e per un periodo massimo di tre giorni;
- proporre il ricovero in ospedale
A titolo esemplificativo, non rientrano quindi tra i compiti della “guardia medica” né l’applicazione di punti di sutura né tantomeno lo svolgimento di prestazioni infermieristiche prescritte da altri medici (ad esempio iniezioni o sostituzioni di cateteri); allo stesso modo, non è poi possibile ricorrere ai medici di continuità assistenziali per ottenere certificati come quello di rientro scolastico o abilitanti all’attività sportiva.
Al servizio di continuità assistenziale si accede normalmente attraverso un numero telefonico dedicato messo a disposizione dalla propria azienda sanitaria di riferimento. Dopo un primo consulto telefonico, spetta al medico di continuità assistenziale valutare l’eventuale necessità di una visita ambulatoriale (quando possibile) o domiciliare.
L’assistenza ospedaliera
L’assistenza ospedaliera è garantita gratuitamente per tutti i cittadini aventi diritto dal Servizio Sanitario Nazionale: le prestazioni erogate rientrano infatti nei LEA e, pertanto, nessuna spesa viene addebitata all’assistito. Fanno eccezione determinate prestazioni di Pronto Soccorso, per le quali può essere in realtà richiesto un contributo al paziente: con l’esclusione di traumi e avvelenamenti acuti, dei minori di 14 anni e delle categorie sempre esenti, ciò accade nel solo caso in cui le prestazioni siano ritenute non urgenti e non vi faccia seguito alcun ricovero (il cosiddetto codice bianco).
D’altra parte, proprio per mantenere sempre adeguati i livelli di efficienza è importante rivolgersi all’assistenza ospedaliera solamente quando necessario e nei casi in cui il proprio medico lo proponga o il personale sanitario lo ritenga opportuno. Principio che vale, a maggior ragione, per la gestione delle urgenze-emergenze: tanto le centrali operative del “sistema di allarme 118″ quanto il pronto soccorso ospedaliero – cui si può accedere, in ogni caso, sia quando trasportati da ambulanza sia autonomamente – sono infatti destinati alla gestione di situazioni di particolare necessità, come nel caso di incidenti e di malori gravi o improvvisi.
A ogni modo, l’assistenza sanitaria ospedaliera non comprende i soli servizi di pronto soccorso; ad esempio, rientrano infatti in quest’ambito anche i servizi di degenza ordinaria e lungodegenza, day hospital, attività di riabilitazione, prelievi e conservazione di tessuti o trapianti di organi e tessuti. Più precisamente, tali servizi (o parte di essi) vengono garantiti attraverso diversi tipi di strutture ospedaliere che, a seconda del loro modello organizzativo, possono essere distinte in:
- Presidi Ospedalieri (PO);
- Aziende Ospedaliere (AO);
- Aziende ospedaliero-universitarie (AOU);
- Policlinici Universitari a gestione diretta, Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs);
- Case di cura o strutture private accreditate.
Fatto questo elenco è comunque importante sottolineare che, qualsiasi sia la natura della struttura, il SSN garantisce a tutti gli aventi diritto adeguata assistenza sanitaria.
Fonte: Pensioni & Lavoro