Salvare più vite o salvare più anni di vita: come si decide chi vaccinare prima?
Articolo del 13 Gennaio 2021
Su scala globale i governi hanno scelto la prima strategia, vaccinando prima gli anziani. Solo l’Indonesia ha puntato sui lavoratori.
Per un lavoratore giovane o di mezza età, ai tempi della pandemia planetaria da Covid-19, è meglio essere nato in Indonesia. Il quarto Paese mondiale per popolazione è infatti l’unico, secondo le cronache, ad aver deciso di privilegiare la popolazione attiva tra i 18 e i 59 anni nella distribuzione del vaccino. Nel resto del mondo hanno la precedenza gli anziani e in Europa le uniche deviazioni si registrano per gli insegnanti, su cui infatti sta montando il dibattito anche in Italia, tra pressing dei governatori regionali, ipotesi del governo, consenso da parte dei docenti stessi.
Essere vaccinati può fare la differenza tra la vita e la morte. Può sembrare un’affermazione scontata, ma la certezza statistica che una certa percentuale di popolazione, diversa per ogni categoria di età e di rischio, potrebbe morire nei prossimi mesi a causa del Covid, fa riflettere su quanto sia delicata eticamente, scientificamente e politicamente la scelta delle priorità nella vaccinazione.
Poche voci fuori dal coro in Italia
In Italia ai primi dell’anno, a sostenere pubblicamente che sarebbe stato meglio dare la precedenza ai giovani è stato Maurizio Mori, professore ordiario di bioetica e filosofia morale a Torino e presidente Consulta di bioetica: bisogna decidere, è stato il cuore del suo ragionamento, se si vogliono salvare più vite o più anni di vita. La sua proposta (controcorrente e libera da conflitti di interesse, visto che ha 69 anni) è stata: prima i liceali, perché hanno una lunga aspettativa di vita, e priorità anche a parlamentari e sindaci, perché la politica non può restare acefala in un momento di crisi.
Ma che sarebbe stato meglio partire dai giovani lo sostiene da luglio scorso anche Mario Clerici, immunologo alla Statale di Milano. Il ministro per le Regioni Francesco Boccia sta valutando l’ipotesi di chiedere al Parlamento una modifica del piano vaccini nazionale per anticipare la vaccinazione degli insegnanti, che altrimenti in base al calendario previsto, è prevista solo a partire da aprile. Su questo fronte cresce anche la spinta dei governatori regionali (il 10 gennaio è stata la volta del presidente della Toscana Giani) e degli stessi sindacati del personale scolastico.
Case di riposo e sanità in prima linea, priorità (quasi) unanime
Non c’è praticamente discussione nei i Paesi occidentali, visto l’alto rischio di mortalità e gli episodi di cornaca registrati non solo in Italia, che gli anziani nelle case di riposo e il personale sanitario in prima linea siano la priorità assoluta. Dalla Germania alla Francia, dal Regno Unito agli Stati Uniti. L’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda questo ordine: operatori della sanità in prima linea, anziani in base al rischio età, altri anziani, gruppi con comorbidità (patologie accessorie) e alto rischio di morte, persone svantaggiate per motivi etnici, religiosi, sessuali, di disabilità o di estrema povertà.
Solo dopo queste categorie i criteri di età e vulnerabilità cedono il posto a quelli lavorativi: a questo punto arriva quindi il personale scolastico e poi gli altri lavoratori essenziali (polizia, servizi comunali, assistenza ai bambini, lavoratori del settore alimentare e agricolo, dei trasporti o essenziali per il funzionamento dell’amministrazione pubblica). Quindi le donne incinte. E i gruppi sociali e lavorativi a rischio di infezione e trasmissione del Covid. Infine tutti gli altri.
Prima gli anziani o i lavoratori esposti? Lo scontro in Usa
Gli Stati Uniti hanno seguito nelle linee guida federali (ma i singoli Stati hanno autonomia in materia) il verbo della prioritizzazione in base all’età. Ma non senza discussione, come rivela il cambio di rotta a dicembre nella linea dell’Acip, il comitato consultivo di medici ed esperti di politiche pubbliche sull’immunizzazione che fa riferimento ai Cdc (Centers for Disease Control and Prevention). In una prima versione delle linee guida, subito dopo il personale della sanità e le residenze per anziani arrivavano 100 milioni di lavoratori essenziali, prima degli adulti over 65 o degli adulti in condizioni mediche a rischio. Una robusta deviazione dal mainstream internazionale occidentale.
Dopo acceso dibattito nazionale, – in cui è entrato anche il tema rovente dei migranti, perché la categoria dei lavoratori è certo più multietnica di quella dei pensionati americani – il dietrofront nelle linee guida riviste del 20 dicembre: al secondo posto sono state messe «le persone over 75 e i lavoratori essenziali in prima linea». Quindi le persone tra 65 e 74 anni, e i 16-64enni in condizioni mediche di alto rischio e gli altri lavoratori essenziali.
Prima gli anziani, le ragioni degli organismi tecnici Ue
In Europa il criterio dell’età è adottato sostanzialmente da tutti i Paesi, conferma un documento tecnico dell’European Centre for Disease Prevention and Control, agenzia Ue, (“COVID-19 vaccination and prioritisation strategies in the EU”, del 22 dicembre).
Le ragioni le spiega un altro documento Ecdc, (“Overview of COVID-19 vaccination strategies and vaccine deployment plans in the EU/EEA and the UK”, del 2 dicembre): «Data (per motivi numerici, ndr) la difficoltà pratica di mirare agli adulti più giovani (età 18-59), è improbabile che questo approccio sia parte di una strategia anti Covid nella fase iniziale, quando le forniture di vaccino saranno più limitate. Solo se il vaccino si rivelasse non sicuro o inefficace negli adulti più anziani o con patologie, potrebbe essere considerato un programma di protezioe inidiretta, che funzionerebbe solo se fosse confermato che il vaccino previene anche la trasmissione da parte dei vaccinati».
Le differenze sugli insegnanti e i lavoratori tra i paesi europei
In Germania emerge la relativa anticipazione dei vaccini per gli insegnanti, che in Italia sono divisi tra le fasi 2, quindi da aprile («insegnanti e personale scolastico ad alta priorità, secondo il Piano nazionale») e 3 («Insegnanti e personale scolastico rimanente») . Tra i primi ad essere vaccinati saranno gli anziani e i cittadini delle categorie a rischio, ma poi arriveranno infatti il personale medico, la polizia e gli insegnanti. Successivamente toccherà al resto della popolazione. I pazienti delle case di cura o delle case di riposo, ma anche i migranti nei centri di accoglienza o i senzatetto saranno vaccinati in loco da unità mobili e da “Impf-Busse”, da pullman ad hoc.
In Francia, dopo il personale sanitario, alcuni lavoratori più giovani saranno inclusi tra quelli ad alta priorità a causa del loro contatto con il pubblico: commessi dei negozi, staff scolastico, dei trasporti e del sistema di ospitalità, così come quelli che lavorano in spazi ristretti, come operatori dei mattatoi, autisti di taxi, lavoratori immmigrati e operai edili. Nel Regno Unito e in Spagna non ci sono particolari deviazioni dalle regole dell’età e della vulnerabilità.
Prima i lavoratori: il caso Indonesia e la via cinese
L’Indonesia, anche a causa della limitata quantità di vaccini rispetto a una popolazione di 267 milioni di persone, e a fronte di un bilancio delle vittime tra i più alti del Sud est asiatico, è l’unico Paese decisamente controcorrente. La strategia di vaccinazione privilegia la popolazione attiva tra i 18 e i 59 anni, considerata quella più mobile e con più contatti sociali, e quindi più soggetta a infettarsi e ritrasmettere il virus. Obiettivo dichiarato di Jakarta l’immunità di gregge. I primi a ricevere l’iniezione, come nei Paesi europei, saranno comunque gli operatori sanitari, la polizia e i militari. Ma subito dopo priorità «ai gruppi più attivi ed esposti di popolazione», per creare una fortezza a protezione degli altri gruppi.
In Cina la priorità assoluta è stata data ai militari dell’Esercito popolare di liberazione, mentre i lavoratori municipali essenziali hanno iniziano ad essere vaccinati già nel luglio scorso. Ma hanno ottenuto autorizzazioni di emergenza al vaccino anche i dipendenti di imprese statali, dipendenti Huawei in 180 countries, e diplomatici. Secondo fonti di stampa cinesi i gruppi prioritari individuati dal governo e dalle amministrazioni locali includono personale sanitario in prima linea, lavoratori portuali, lavoratori o studenti che vanno all’estero, lavoratori nella catena del freddo dell’industria alimentare e insegnanti. Solo dopo queste categorie di lavoratori sono arrivate le categorie vulnerabili come gli anziani. Avendo iniziato prima, da febbraio dovrebbe essere il momento di vaccinare la popolazione cinese generale.
Fonte: 24+ de IlSole24Ore