Semaglutide, un promettente farmaco contro l’obesità
Articolo del 22 Febbraio 2021
Si chiama semaglutide, ed è un farmaco utilizzato per gestire il diabete di tipo 2. Ma che ora potrebbe rappresentare una nuova arma anche contro l’obesità, una condizione molto complessa, estremamente difficile da trattare e sempre più diffusa: basta pensare che ben 2 miliardi di persone nel mondo sono in sovrappeso o obese. A suggerirlo sulla pagine della rivista New England Journal of Medicine è un nuovo studio coordinato dalla University College di Londra, secondo cui il semaglutide porterebbe a una significativa riduzione del peso corporeo, fino al 20%, e avrebbe perciò effetti simili a quelli della chirurgia bariatrica.
Lo studio, che potrebbe migliorare il panorama delle terapie contro l’obesità, è stato finanziato dall’azienda che produce semaglutide come farmaco antidiabetico, e che con questi nuovi dati punta a ottenere l’autorizzazione per la commercializzare del farmaco anche come trattamento dell’obesità. La statunitense Food and Drug Administration, insieme alle sue controparti nel Regno Unito e in Europa, stanno attualmente valutando i dati.
Trattare l’obesità con il semaglutide
Oltre a cambiamenti nello stile di vita, come la dieta e l’attività fisica, i trattamenti contro l’obesità comprendono la chirurgia bariatrica, molto invasiva e con alti rischi di complicanze, e dei farmaci, alcuni con una storia difficile, specialmente per i loro effetti collaterali, ricorda un editoriale in materia sul Nejm, con tanto di ritiro. Oltre a preparazioni galeniche e integratori alimentari, per cui non ci sono prove di efficacia e non si hanno indicazioni terapeutiche specifiche, come riporta l’Istituto superiore di Sanità (Iss), oggi in Italia per trattare l’obesità e il sovrappeso sono approvati 3 farmaci, che puntano a ridurre l’assorbimento di grassi, aumentare il senso di sazietà e la perdita di calorie, e che dovrebbero essere usati solamente dopo aver appurato la scarsa efficacia della dieta e dell’esercizio fisico nel ridurre il peso.
La terapia farmacologica, tuttavia, deve comunque essere sospesa se dopo un periodo tra le 4 e le 12 settimane (dipende dal farmaco) non si è raggiunta una perdita di peso di almeno il 5%. Tra le reazioni avverse, precisano dall’Iss, ci sono nausea, difficoltà digestive, diarrea, stitichezza, vomito, capogiri, riduzione dell’assorbimento della vitamine A,D ed E, e un leggero aumento della frequenza cardiaca, reversibile al momento della sospensione della terapia. Stando ai dati del nuovo studio, il semaglutide sarebbe il farmaco che consentirebbe di perdere una quantità significativa di peso corporeo più di qualsiasi altro medicinale disponibile finora. Tramite iniezione, questo medicinale agisce dirottando il sistema di regolazione dell’appetito nel cervello e portando a una conseguente riduzione del senso di fame e dell’apporto di calorie.
La prova
Per giungere a questa conclusione, i ricercatori hanno coinvolto quasi 2mila pazienti obesi e in sovrappeso in 16 paesi diversi. Ad alcuni è stata somministrata una dose (pari a 2,4 mg) a settimana di semaglutide, mentre ad altri, il gruppo di controllo, un placebo. Entrambi i gruppi hanno seguito interventi dietetici che promuovono la perdita di peso. Al termine della sperimentazione (durata 68 settimane), i partecipanti del gruppo di controllo hanno perso una piccola e clinicamente insignificante quantità di peso (in media circa il 2,4% del peso corporeo). Mentre, per i pazienti che hanno assunto il farmaco, gli effetti sono stati davvero significativi: dopo 68 settimane di trattamento hanno perso in media il 14,9% del peso corporeo, e oltre il 30% di loro è arrivato a perderne circa il 20%. In termini di peso: nel gruppo controllo si perdevano in media 2,6 kg, contro i 15,3 kg del gruppo trattamento.
Una maggior efficacia
Risultati, evidenziano i ricercatori, davvero promettenti. Questi nuovi dati, infatti, dimostrano che il farmaco è molto più efficace dei farmaci dimagranti già esistenti e si avvicina all’efficacia degli interventi chirurgici. “Nessun altro farmaco si è avvicinato a un simile livello di perdita di peso: questo è davvero un punto di svolta”, commenta Rachel Batterham, tra gli autori dello studio. “Per la prima volta, le persone possono raggiungere con i farmaci ciò che era possibile solo con un intervento chirurgico”. Oltre a perdere peso, i partecipanti hanno ottenuto altri benefici, come la riduzione dei fattori di rischio per le malattie cardiache e diabete, tra cui la glicemia e la pressione sanguigna, e un netto miglioramento della qualità della vita.
Il dosaggio del semaglutide
Tuttavia, ci sono ancora alcuni aspetti da approfondire: per esempio, il dosaggio del semaglutide, che nel trattamento dell’obesità presenterebbe ancora alcune problematiche. Molti partecipanti, sia nel gruppo di trattamento che nel gruppo placebo, hanno riportato effetti collaterali gastrointestinali lievi e moderati, tra cui nausea e diarrea. Sebbene gli effetti fossero momentanei, sono stati comunque determinanti per far interrompere il trattamento a quasi 60 partecipanti (il 4,8%), rispetto ai soli cinque del gruppo di controllo (lo 0,8%). E non da ultimo, aggiunge l’editoriale a corredo dello studio sul Nejm parliamo di un potenziale trattamento testato su una coorte non rappresentativa della popolazione (nel dettaglio quella americana) e con una notevole percentuale di pre-diabete. Senza considerare il fatto che un trattamento da somministrare per via iniettiva non è così semplice, specialmente sul lungo termine, scrivono Julie R. Ingelfinger e Clifford J. Rosen.
Attività fisica e dieta, i pilastri della salute
Come riporta il New York Times, tuttavia, il peso corporeo di molti pazienti ha cominciato nuovamente ad aumentare non appena finito il trattamento con il semaglutide, suggerendo quindi come gli effetti del farmaco durino per un breve periodo di tempo. “Anche se farmaci come questo possono rivelarsi utili a breve termine per ottenere una rapida perdita di peso in chi è obeso, non sono una bacchetta magica per prevenire o trattare gradi di obesità meno gravi”, commenta Tom Sanders, ricercatore al King’s College di Londra. “Sono ancora fondamentali misure di salute pubblica che incoraggino cambiamenti comportamentali, come svolgere attività fisica regolare e moderare l’assunzione di calorie nella dieta”.
Fonte: Galileo