Si chiama “Fomo” ed è l’altro volto della dipendenza da smartphone
Articolo del 30 Gennaio 2022
Cresce una forma collettiva di ansia patologica: è il timore di essere tagliati fuori dalle reti sociali.
Gli smartphone sono stati la finestra sul mondo a cui ci siamo più affacciati durante la pandemia. I lockdown hanno fatto registrare, da subito e ovunque, picchi di utilizzo di app e social mai visti prima. Ma tutta questa fame d’interazione virtuale ci ha fatto bene?
I ricercatori della Ruhr-Universitat di Bochum, in Germania, hanno condotto uno studio internazionale sull’utilizzo dello smartphone durante la pandemia e svelato un lato oscuro dell’accesso spasmodico a chat e social che va oltre la “dipendenza”. Rivolgersi eccessivamente ai cellullari ha innescato in noi un basso senso di controllo, un pensiero negativo ripetitivo e la cosidetta “Fomo”, acronimo di “Fear of missing out”, che è letteralmente la paura di essere tagliati fuori: una condizione di ansia sociale che può sfociare nel patologico.
Detta anche la paura di perdere un’occasione, la Fomo è una sofferenza emotiva, direttamente alimentata dai social network, che si basa sul desiderio di rimanere continuamente in contatto con le attività che fanno gli altri per paura di essere esclusi da contesti sociali gratificanti. Potremo definirla la preoccupazione compulsiva di perdere un’interazione sociale, amplificata dalla loro rarità nel mondo reale, dovuta al distanziamento e alle norme anti Covid dettate dalla pandemia globale.
“Mentre gli smartphone possono migliorare la routine quotidiana e la connessione sociale, il loro utilizzo eccessivo può diventare problematico e influenzare negativamente le relazioni, il lavoro e la salute mentale o fisica”, scrivono i ricercatori tedeschi nello studio pubblicato su “Plos One” (https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0261023 ). “Una migliore comprensione dei fattori che possono contribuire all’uso problematico dei cellulari potrebbe aiutare a informare, prevenire e gestire tale comportamento”.
Così, la psicologa Julia Brailovskaia ha condotto con il suo team un sondaggio online sull’utilizzo dello smartphone durante la pandemia per identificare tutti quei fattori che potrebbero aver contribuito ad un uso problematico. E l’analisi statistica dei risultati ha rilevato che il basso senso di controllo, la paura di perdersi qualcosa e il pensiero negativo ripetitivo erano, in effetti, tutti associati a una maggiore gravità di “Fomo”, anche in persone che prima di quel momento non avevano mai manifestato problemi d’ansia. Sebbene i risultati non possano dimostrare un nesso di causalità fra la pandemia e la “Fomo”, “l’analisi statistica ha suggerito un’interazione su più fattori. La paura di perdere un’occasione può essere un meccanismo chiave attraverso il quale un basso senso di controllo potrebbe portare a un uso problematico dello smartphone. Parallelamente, un grado più elevato di pensiero negativo ripetitivo è stato associato a una relazione più forte tra Fomo e uso eccessivo del mezzo”.
“I cellulari di ultima generazione consentono alle persone di sfuggire ai sentimenti negativi, di dimenticare i problemi travolgenti della vita quotidiana almeno temporaneamente e di provare emozioni positive. Attraverso questi apparecchi sempre connessi con il mondo possiamo partecipare alla vita di altre persone e permettere loro di essere parte della nostra vita. Queste funzioni non solo soddisfano il nostro bisogno di appartenenza, ma possono anche contribuire alla soddisfazione di un’altra importante necessità: il senso di controllo – spiega Brailovskaia, autrice principale dello studio –. Quest’ultimo è un elemento essenziale nella psicologia. Le persone vogliono controllare il corso degli eventi della propria vita e decidere da sole cosa fare, dove andare, con chi incontrarsi e come presentarsi. E la mancanza di controllo su eventi importanti – come quella innescata dal lockdown – può essere vissuta come un elevato carico psicologico e favorire sintomi di ansia, depressione e impotenza. Gli individui che non hanno strategie costruttive per ridurre lo stress e riprendere il controllo della propria vita possono avvalersi di scelte inadeguate e disfunzionali come l’abuso di sostanze, l’eccesso di cibo o un’alimentazione restrittiva. A breve termine queste strategie sembrano ridurre le emozioni negative e fornire un certo controllo, ma a lungo termine hanno un impatto negativo sulla salute mentale e fisica e contribuiscono ai problemi interpersonali. Ecco perché, oggi, le persone che sperimentano la perdita di controllo in importanti aree della vita spesso gravitano sull’uso eccessivo di dispositivi digitali”, con tutti i problemi che ne conseguono ancor prima che questo diventi una vera e propria dipendenza.
Il campione coinvolto in questo primo studio “era composto per lo più donne giovani. Quindi dovremmo replicare il test su un campione più equilibrato per età e genere per garantire che i risultati siano generalizzabili ad altre popolazioni. Inoltre, lo studio è stato condotto durante la pandemia, quando le consuete routine quotidiane dei partecipanti potrebbero essere state interrotte, con possibile impatto sulla percezione del senso di controllo. Tuttavia, i risultati sono in linea con l’ipotesi che la perdita di controllo, come sperimentato da alcuni durante la pandemia, potrebbe aumentare il rischio di un uso problematico dello smartphone”, precisa la psicologa.
Insomma, “l’uso problematico dello smartphone è favorito dall’interazione tra perdita di controllo, paura di perdere qualcosa e pensiero negativo ripetitivo”, il che ha di fatto aumentato in tutto il mondo occidentale i casi di “Fomo”. Ma secondo Brailovskaia un modo c’è per uscire da questo circolo vizioso: “L’attività fisica e pratiche di consapevolezza potrebbero aiutare a ridurre l’uso problematico dei cellulari. In particolare, l’impegno sportivo – all’aperto, così come in casa – appartiene a quelle attività che promuovono il senso di controllo, la salute fisica e mentale e possono ridurre l’uso problematico dei media. In un recente studio transnazionale l’attività fisica ha ridotto l’impatto negativo dei sintomi della depressione sull’esperienza del carico psicologico dovuto al Covid e, pertanto, un’attività regolare che non richiede attrezzature costose, come ginnastica e yoga, potrebbe essere un modo adeguato per proteggerci da questa alimentazione elettrica”, ovvero la fame di scrollare foto e post a più non posso.
Fonte: La Stampa