Tumori della tiroide, nuova tecnica consente di evitare la chirurgia

Articolo del 11 Febbraio 2021

Il trattamento con termoablazione, che viene effettuato in regime di day surgery e in anestesia locale, può essere efficace nei microcarcinomi papillari.

Evitare la chirurgia per i tumori papillari della tiroide e conservare questo organo prezioso per l’organismo è possibile grazie al trattamento con termoablazione ecoguidata, con laser o radiofrequenza. Lo dimostra lo studio dell’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo) e dell’Università Statale di Milano, recentemente pubblicato sulla rivista Frontiers in Endocrinology. Avere un nodulo alla tiroide (o persino più d’uno) è un episodio tutt’altro che raro, soprattutto per le donne, ma è inevitabile che di fronte all’ecografia che ne evidenzia la presenza molte persone temano il peggio. In realtà, diversi studi hanno dimostrato che la maggioranza dei noduli benigni e asintomatici tenuti sotto controllo si dimostra alla fine non pericolosa. E quando pure si tratta di cancro, il carcinoma tiroideo in generale (e in particolare alcune varianti, come quelle papillari) ha un comportamento «buono», non aggressivo e non mette a repentaglio la vita del paziente.

Lo studio: tecnica efficace e senza complicanze

Il recente studio, condotto da Giovanni Mauri, ricercatore presso l’Università degli Studi di Milano afferente alla Divisione di Radiologia Interventistica dello Ieo, ha analizzato i risultati della prima esperienza europea sul trattamento dei microcarcinomi della tiroide con termoablazione in 13 pazienti in media 50enni: la tecnica è stata condotta con successo su tutti i malati, senza complicazioni, e ai successivi controlli entro il primo anno non sono state individuate recidive locali o metastasi. «Nei pazienti trattati con termoablazione abbiamo ottenuto la distruzione radicale del tumore, senza che si verificassero complicanze ed i pazienti sono potuti tornare alle proprie attività quotidiane già dal giorno successivo — spiega Mauri —. Il trattamento (proposto in Ieo dal 2018 come una delle possibili alternative terapeutiche) viene effettuato in regime di day surgery e in anestesia locale, è di estrema precisione e ha consentito di mantenere del tutto integra la funzione della tiroide. Nessun paziente ha dovuto iniziare una terapia ormonale sostitutiva in seguito all’intervento e tutti hanno riportato una massima soddisfazione e un minimo, o nullo, discomfort di poche ore in seguito alla terapia». La termoablazione consente di ridurre al minimo l’invasività nel trattamento del piccolo tumore tiroideo. Sotto guida ecografica, si inserisce nel contesto del tumore uno speciale ago estremamente sottile che, mediante l’energia termica, consente di distruggere il tumore, preservando il tessuto sano circostante. La termoablazione viene applicata da tempo nel trattamento di diversi tipi di tumore (fegato, rene, polmone), ma solo recentemente sono stati sviluppati dispositivi da termoablazione specifici per il collo.

Microcarcinoma papillare: il tumore «buono»

Quello alla tiroide è un tipo di cancro «buono», poco aggressivo, che molti hanno senza saperlo. I casi sono in aumento da anni e nel 2020 circa 13.200 italiani (3.300 maschi e 9.900 femmine) hanno ricevuto la diagnosi di carcinoma tiroideo. A essere maggiormente interessate sono le giovani donne (sotto i 50 anni) fra le quali questo tumore è il più frequente dopo quello del seno. Secondo le più recenti statistiche, la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi supera il 90% e a 10 anni arriva oltre il 97%. La forma papillare rappresenta la maggioranza dei tumori della tiroide e viene generalmente trattata mediante intervento chirurgico di tiroidectomia (l’asportazione della ghiandola), cui può associarsi un intervento di svuotamento laterocervicale dei linfonodi del collo e un trattamento mediante radioiodio, quando il tumore si sia diffuso anche al di fuori della ghiandola. Se il carcinoma papillare è di piccole dimensioni (inferiori 1 cm) e confinato alla tiroide viene definito come «microcarcinoma»: ha una bassa aggressività e può presentare un’evoluzione estremamente lenta, tanto che alcuni esperti consigliano di applicare una strategia attendista di stretto monitoraggio evolutivo, con la finalità di evitare ai pazienti l’invasività di un intervento chirurgico. «Nel nostro Istituto già da 20 anni effettuiamo un intervento chirurgico di emi-tiroidectomia (ovvero l’asportazione solo di metà ghiandola) in tutti i casi in cui questo approccio è fattibile, applicando la nostra filosofia della massima conservazione possibile — spiega Gioacchino Giugliano, responsabile dell’Unità Neoplasie Tiroidee dello Ieo —. Il vantaggio per i pazienti è notevole, perché così la ghiandola continua a produrre sia gli ormoni (compensati solo in parte dalla compressa di tiroxina prescritta a tutti i malati a cui viene tolta la tiroide) sia la calcitonina, preziosissima per rafforzare le ossa e potente antidolorifico. Ora, la possibilità di trattare in maniera ancora meno invasiva il microcarcinoma papillare, evitando un intervento chirurgico e con il risparmio della funzione tiroidea, si aggiunge all’armamentario delle possibili opzioni di cura, integrandosi perfettamente nella gestione sempre più multidisciplinare e personalizzata al singolo paziente».

 

FonteCorriere della Sera

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