Vaccino Pfizer contro il Covid: dopo quanto tempo si è protetti?
Articolo del 09 Dicembre 2020
Una donna 90enne dell’Irlanda del Nord è la prima persona al mondo a cui è stato somministrato il vaccino Pfizer/BioNTech contro il Covid. Si tratta di Margaret Keenan, che tra pochi giorni compirà 91 anni: «Significa che con l’anno nuovo potrò vedere parenti e amici dopo aver passato la maggior parte di quest’anno da sola», ha dichiarato la signora. Ma quanto ci vorrà veramente, per lei, e per tutti coloro che prossimamente saranno vaccinati contro il Covid per potersi dire finalmente «al sicuro»?
«Forte protezione già dopo la prima dose»
La casa produttrice ha dichiarato che il vaccino viene somministrato in due dosi a distanza di tre settimane l’una dall’altra e che l’efficacia della vaccinazione viene raggiunta a distanza di 7 giorni dalla seconda dose. Ugur Sahin, ceo e co-fondatore di BioNTech, ha detto anche: «Lo studio (di Fase 3, ndr) indica che un alto tasso di protezione contro Covid può essere raggiunto molto rapidamente già dopo la prima dose». Un documento pubblicato dalla Food and Drug Administration USA, secondo quanto riporta il New York Times, parla di «una forte risposta immunitaria nei primi 10 giorni dalla somministrazione della prima dose». La FDA ha rilasciato proprio oggi (martedì mattina) un’analisi dettagliata del vaccino Pfizer/BioNTech in vista di una riunione, giovedì, di un gruppo di esperti indipendenti che consiglieranno all’agenzia se concedere o meno l’autorizzazione all’uso di emergenza del vaccino. L’analisi dell’agenzia in sostanza conferma i dati degli studi della casa produttrice, rilevando che «non sono stati identificati problemi di sicurezza specifici» e confermando una «forte protezione» anche dopo la prima dose. Il vaccino è stato giudicato sicuro ed efficace, due requisiti che fanno credere che giovedì ci sarà l’approvazione ufficiale.
Protetti due settimane dopo la seconda dose, di solito
Per la sicurezza totale, comunque, i vaccinati farebbero bene a proteggersi fino a una-due settimane dalla seconda dose, quindi a circa un mese dalla prima inoculazione. «Per la protezione ci vogliono settimane: la risposta immunitaria ha bisogno di tempo per “maturare” ed essere ottimale – spiega Sergio Abrignani, immunologo dell’Università Statale di Milano e dell’Istituto di Genetica Molecolare “Romeo ed Enrica Invernizzi” -. Normalmente servono due settimane dalla seconda iniezione per avere un buon livello di protezione. Dato che abbiamo fatto una corsa contro il tempo per arrivare al vaccino, alcuni dettagli arriveranno dopo ulteriori studi, in maniera più definitiva. Per ora assumiamo che anche il vaccino Pfizer si comporti come tutti gli altri, come sembra, perché hanno visto che la protezione si sviluppava poche settimane dopo la seconda dose. Parliamo sempre di protezione dalla malattia».
Forma attenuata anche per il 5% non coperto
L’efficacia del vaccino arriva fino al 95%, una cifra alta, se si pensa che quello dell’influenza arriva al 40-60%. E quel 5% di persone che non saranno protette? «In tutte le vaccinazioni il 100 per cento non esiste e qualcuno non sarà protetto – chiarisce Abrignani -. Chi è vaccinato, però, qualora si ammalasse di Covid-19, farebbe la malattia in modo attenuato. La Pfizer ha dichiarato che quei 7-8 pazienti, che si sono infettati negli studi di efficacia di Fase 3 nonostante il vaccino (rispetto ai 162 che avevano ricevuto il placebo), non hanno avuto una forma severa di malattia. Si conferma quindi quello che vale anche per l’influenza: le persone che si ammalano lo stesso evitano le complicanze peggiori».
All’Italia 27 milioni di dosi dopo l’autorizzazione
L’Europa si è già assicurata la sua «fetta» di vaccino grazie a un contratto firmato il 10 novembre con Pfizer e BioNTech, il quarto dopo quelli siglati con AstraZeneca, Sanofi-Gsk e Johnson & Johnson. L’accordo — annunciato da Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea — consta di due parti: la prima per la fornitura di 200 milioni di dosi, a cui potrà essere aggiunta un’opzione per altri 100 milioni, assegnati con criteri da stabilire. La quota riservata all’Italia, per ora relativa alla prima tranche, è il 13,51% del totale, ovvero 27 milioni di dosi. La ripartizione avviene sulla base della popolazione di ciascuno Stato membro rispetto al totale degli abitanti Ue.
Fonte: Corriere della Sera